Camminando per le strade del centro storico di Avellino, mi sono imbattuta, piacevolmente ed inaspettatamente, lo scorso fine settimana, in un’interessante esposizione di quadri presso la chiesa di Sant’Anna ad Avellino. La mostra, dal titolo “Tra sogno e realtà”, è stata organizzata nell’ambito della rassegna “Maggio nei Monumenti”, pregevole iniziativa, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Avellino, in collaborazione con la Diocesi di Avellino e l’Ufficio Beni Culturali e Edilizia di Culto, che combina sapientemente la promozione dei versatili artisti locali con la riscoperta dei monumenti e del territorio da parte degli abitanti della città e non solo.
L’artista che ho avuto il piacere di ammirare è l’avellinese Pellegrino Capobianco, in arte Crinos, nome assai ben conosciuto tra la comunità artistica locale e ben riconoscibile per il suo stile decisamente avanguardista e poliedrico. Dando una prima occhiata alle opere scelte dall’artista per la mostra, ciò che mi ha maggiormente colpito è la varietà, la complessità e la profondità tematica dei soggetti scelti e l’ardire dell’artista nel coniugarli assieme. Si passa, infatti, da un soggetto familiare come in “La nonna lavora di… fantasia”, a tematiche strettamente religiose come nelle opere “Apocalisse” ed “Alla fine arriva San Giorgio”. Non mancano, poi, riferimenti mitologici in “Sirene”, mentre una buona parte delle opere esposte è caratterizzata da uno stile decisamente neo-surrealista che dialoga in maniera innovativa con la cornice settecentesca della chiesa di Sant’Anna che ha ospitato l’iniziativa.
Da un punto di vista stilistico, i quadri di Crinos si animano di atmosfere oniriche e fantastiche dove si alternano scenari boschivi, città misteriose e paesaggi asettici, quasi alieni, in cui si pone l’accento su una geologia arida ed enigmatica. La pennellata dell’artista è sinuosa, poetica, raramente, infatti, si ritrovano nei suoi quadri linee nervose, spezzate o di stampo informale. Vi è, invece, un’attenzione, seppur innovativa, per la plasticità delle forme e per una resa anatomica delle figure. La formazione dell’artista, laureato in Archeologia e con un Master sul mercato dell’Arte Contemporanea, trapela dalle sue tele. Oltre ai già citati riferimenti ai soggetti religiosi e all’iconografia di miti antichi, si evidenzia in Crinos una profonda comprensione delle Avanguardie storiche di primo ‘900. Il surrealismo è presente per l’utilizzo di atmosfere oniriche e di personaggi assurdi, quasi usciti dall’inconscio umano, mentre la conoscenza del Futurismo è evidente nella composizione e nella strutturazione di alcune tele. “Costruzione e distruzione” ricorda, nella pennellata e nelle figure dipinte, la scomposizione tipica della ricerca futurista, dove si cerca di unire assieme tridimensionalità e movimento. “La nonna lavora di…fantasia” rievoca, invece, il ben noto ciclo di dipinti che l’artista Umberto Boccioni dedica all’anziana madre.
Concludendo, l’artista Crinos, è una figura ecclettica, vitale e innovativa che ben figura nel panorama artistico irpino e di cui, sono sicura, sentiremo ancora molto parlare.
Martina Borghi
(Storia e critica d’arte)