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Tra sogno e realtà – Recensione Mostra a cura di Martina Borghi

Camminando per le strade del centro storico di Avellino, mi sono imbattuta, piacevolmente ed inaspettatamente, lo scorso fine settimana, in un’interessante esposizione di quadri presso la chiesa di Sant’Anna ad Avellino. La mostra, dal titolo “Tra sogno e realtà”, è stata organizzata nell’ambito della rassegna “Maggio nei Monumenti”, pregevole iniziativa, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Avellino, in collaborazione con la Diocesi di Avellino e l’Ufficio Beni Culturali e Edilizia di Culto, che combina sapientemente la promozione dei versatili artisti locali con la riscoperta dei monumenti e del territorio da parte degli abitanti della città e non solo.

L’artista che ho avuto il piacere di ammirare è l’avellinese Pellegrino Capobianco, in arte Crinos, nome assai ben conosciuto tra la comunità artistica locale e ben riconoscibile per il suo stile decisamente avanguardista e poliedrico. Dando una prima occhiata alle opere scelte dall’artista per la mostra, ciò che mi ha maggiormente colpito è la varietà, la complessità e la profondità tematica dei soggetti scelti e l’ardire dell’artista nel coniugarli assieme. Si passa, infatti, da un soggetto familiare come in “La nonna lavora di… fantasia”, a tematiche strettamente religiose come nelle opere “Apocalisse” ed “Alla fine arriva San Giorgio”. Non mancano, poi, riferimenti mitologici in “Sirene”, mentre una buona parte delle opere esposte è caratterizzata da uno stile decisamente neo-surrealista che dialoga in maniera innovativa con la cornice settecentesca della chiesa di Sant’Anna che ha ospitato l’iniziativa.

Da un punto di vista stilistico, i quadri di Crinos si animano di atmosfere oniriche e fantastiche dove si alternano scenari boschivi, città misteriose e paesaggi asettici, quasi alieni, in cui si pone l’accento su una geologia arida ed enigmatica. La pennellata dell’artista è sinuosa, poetica, raramente, infatti, si ritrovano nei suoi quadri linee nervose, spezzate o di stampo informale. Vi è, invece, un’attenzione, seppur innovativa, per la plasticità delle forme e per una resa anatomica delle figure. La formazione dell’artista, laureato in Archeologia e con un Master sul mercato dell’Arte Contemporanea, trapela dalle sue tele. Oltre ai già citati riferimenti ai soggetti religiosi e all’iconografia di miti antichi, si evidenzia in Crinos una profonda comprensione delle Avanguardie storiche di primo ‘900. Il surrealismo è presente per l’utilizzo di atmosfere oniriche e di personaggi assurdi, quasi usciti dall’inconscio umano, mentre la conoscenza del Futurismo è evidente nella composizione e nella strutturazione di alcune tele. “Costruzione e distruzione” ricorda, nella pennellata e nelle figure dipinte, la scomposizione tipica della ricerca futurista, dove si cerca di unire assieme tridimensionalità e movimento. “La nonna lavora di…fantasia” rievoca, invece, il ben noto ciclo di dipinti che l’artista Umberto Boccioni dedica all’anziana madre.

Concludendo, l’artista Crinos, è una figura ecclettica, vitale e innovativa che ben figura nel panorama artistico irpino e di cui, sono sicura, sentiremo ancora molto parlare.

 

Martina Borghi
 (Storia e critica d’arte)

CRINOS FOOD ART

Dal 5 al 10 ottobre l’arte di Pellegrino Capobianco (in arte Crinos) incontra il mondo coloratissimo della pasta di zucchero. Un’istallazione fatta di dipinti e torte si creerà sotto gli occhi dei passanti e dei clienti de “Le Golosità di Meme“.

Cibo, dolci, sapori e odori zuccherosi si mescoleranno ai colori acrilici e ad olio delle pennellate sfumate dell’artista, nella creazione di un’opera d’arte non solo da guardare …

Rocca Farnese

La mattina del 16 dicembre 2008 il muraglione di sostegno del giardino pensile della Rocca Farnese di Ischia di Castro, a seguito di forti piogge, cede e blocca la via d’accesso al paese vecchio. Il drammatico crollo induce il nuovo proprietario, Stefano Aluffi Pentini, a soli pochi mesi dall’acquisto, a dare il via a costosi e complessi lavori di restauro.

La Rocca, secondo fonti antiche, risulta la prima e più vetusta dimora dei Farnese. Costruita nei pressi di un ancor più antico castrum degli Aldobrandeschi, è scenario di sanguinarie vicende nel 1395 che vede sopravvivere solo Ranuccio il Vecchio, nonno di papa Paolo III. La fortezza che si sviluppava intorno a tre torri, ampliata nel XV secolo, è completamente trasformata nel XVI secolo dal progetto di Antonio da Sangallo il Giovane che le conferisce l’aspetto di un Palazzo rinascimentale.

L’architetto, a partire dal 1537, è impegnato anche nella costruzione della città di Castro, capitale del nuovo ducato costituito da Paolo III al confine tra la Toscana e lo Stato della Chiesa e affidato al figlio Pier Luigi. Distratto perciò dai nuovi impegni, Sangallo rallenta e lascia incompiuto il Palazzo di Ischia che alla fine del ducato di Castro, 1649, passa alla Camera Apostolica, alla fine del Settecento ai Capranica e  dai primi del Novecento è proprietà della famiglia Piermantini.

La Rocca al momento dell’acquisto, se pur integra nel suo aspetto, versava in un totale stato di abbandono. Stefano Aluffi Pentinicoadiuvato dall’architetto Gianmarco de Felice, decide e s’impegna a riportare allo splendore il Palazzo, così che gli abitanti di Ischia di Castro possano nuovamente godere della bellezza dell’edificio più significativo della loro terra.

di Pellegrino Capobianco per www.adsi.it

Sc’Arti in mostra

Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma!

Non è una lezione di fisica classica, ma il principio che ha ispirato i circa 70 artisti partecipanti alla II edizione di “sc’Arti in mostra”, manifestazione organizzata dalla Provincia di Avellino per promuovere la cultura del riciclo, del riuso dei rifiuti attraverso l’arte.

L’inaugurazione si tiene martedì 21 aprile, alla ore 10:00, presso il Museo Irpino / Complesso Monumentale Ex Carcere Borbonico di Avellino. La mostra è visitabile fino al 16 maggio 2015, secondo gli orari della struttura ospitante.

Due categorie di concorrenti (Artisti e Scuole), suddivisi in due sezioni distinte (Arte/Scultura e Design), animano l’esposizione con creazioni fuori dall’ordinario e ci ricordano che, forse, nei nostri bidoni di spazzatura … si cela un’opera d’arte!

Il futurismo cosmico di Riccardo Ricas nella Milano degli anni ’30.

Riccardo “Ricas” Castagnedi (1912-1999) è stato un pittore milanese, attivo soprattutto tra la fine degli anni Venti e gli inizi degli anni Quaranta. Il suo stile onirico e a tratti asettico lo inquadra perfettamente nell’ambito del Secondo Futurismo italiano, in particolare all’interno di quel Futurismo cosmico d’impronta prampoliniana che coniuga insieme Aeropittura, Surrealismo e Astrattismo. Le sue creazioni sono caratterizzate da paesaggi asettici, alieni, visioni aeree di mondi sconosciuti, con un’attenzione particolare alle forme geometriche e alle ombre di derivazione dechirichiana.

Co-firmatario del Manifesto della Plastica Murale Futurista nel 1936, Ricas è stato definito dal critico Enrico Crispolti come apportatore di uno stile << accentuatamente neo – metafisico >>. Questa miscellanea di stili che caratterizza il futurismo cosmico di Ricas e, in generale, il Secondo Futurismo milanese, è stata descritta egregiamente da Enrico Prampolini che nel 1932 sulla rivista “Futurismo” scrive: <<Vedo nell’Aeropittura il mezzo per sorpassare le frontiere della realtà plastiche…e di vivere le forze occulte dell’idealismo cosmico>>. Ricas nel corso degli anni Trenta partecipa a tutti gli eventi più importanti a livello internazionale assieme al gruppo dei futuristi milanesi: Triennali, Biennali e Mostre di Aeropittura Futurista Italiana. Per questi appuntamenti l’artista milanese propone opere dai titoli suggestivi (purtroppo quasi tutte andate perdute): Viaggio nel mio pianeta, Umanità geologica, Cosmico, Geologia subcosciente

Nell’ambito della produzione artistica di Ricas è doveroso ricordare la cospicua serie di paesaggi umanizzati con teste – architettura di spiccata ispirazione surrealista. In essa il tema dell’autoritratto con baffi del pittore è predominante: questo inserimento di tematiche ironiche e ludiche va sicuramente ricollegato al forte legame che in questo periodo Ricas stringe con il pittore Bruno Munari, famoso per le sue mille invenzioni e innovazioni.

Oltre alla produzione artistica vera e propria (che racchiude in sé anche numerose sculture, progetti di scenografie teatrali, pitture murali e ceramiche futuriste) Ricas va ricordato per la sua collaborazione con il grandissimo Munari nell’ambito della grafica pubblicitaria d’artista. Insieme i due artisti hanno dato vita allo Studio R+M attivo per tutti gli anni Trenta. Lo Studio di grafica pubblicitaria di Munari e Ricas sviluppa ai massimi livelli il concetto di fotomontaggio e di fotocollage: essi si caratterizzano per l’estrema contaminazione fra fotografia e segno grafico creando soluzioni tipografiche di matrice futurista, manipolazioni uniche e molto soggettive.

Ricas, Sogno a Capri, tempera su cartone, 60x40, 1938
Ricas, Sogno a Capri, tempera su cartone, 60×40, 1938

Ricas assieme a Munari collabora per la realizzazione d’illustrazioni su moltissime riviste dell’epoca tra cui L’Ala d’Italia e L’Ufficio Moderno; le illustrazioni per L’Ala d’Italia sono state interamente acquistate dalla famiglia del famosissimo Conte Caproni, ingegnere aeronautico e costruttore, nel Secondo Dopoguerra.

Negli anni Cinquanta Ricas va ricordato per la sua fondamentale collaborazione nell’ideazione del Carosello, il format pubblicitario con cui tutti i bambini andavano a letto. Dal Dopoguerra in poi la sua attività di artista lascia il posto a quella d’imprenditore: fonda la rivista “Il Mondo” e diventa presidente del Touring Club Italiano. Ricas muore nel 1999.

Martina Borghi